Ascoltando il Vangelo di questa domenica detta “del buon pastore”, viene subito da pensare: “siamo in buone mani”. In quattro versetti Gesù ci ricorda due volte che siamo nelle sue mani e nelle mani del Padre. E che nessuno può strapparci da queste mani. Infatti, siamo nelle mani di Dio, quelle mani che hanno creato il cielo e la terra (cf Is 66,2), quelle che ci hanno tessuto nel seno di nostra madre (cf Sal 138,13), che hanno liberato il popolo dalla schiavitù (cf Dt 26,8); quelle mani che hanno lavorato per sfamare le folle (cf Gv 6,11-13), che sono state imposte sui malati per guarirli (cf Mc 6,5; 8,23.25), che hanno risuscitato i morti (cf Lc 7,14), che hanno spezzato il pane nell’ultima cena (cf Mt 26,26) e poi si sono lasciate inchiodare sulla croce (cf Sal 21,17; ), mani che il risorto ha mostrato ai discepoli per vincere la loro incredulità (cf Lc 24,39; Gv 20,27).
Gesù si presenta come il pastore buono che conosce le sue pecore. Per conoscere una persona bisogna frequentarla, amarla. Il Signore ci conosce perché ci ama, ci chiama per nome (cf Gv 10,3), sta con noi sempre (cf Mt 28,20), sa cosa stiamo vivendo, sa quali sono i nostri desideri, ci accompagna ogni giorno, ci aiuta ad affrontare i momenti difficili, ci rialza dalle cadute, gioisce con noi (cf Gv 15,11). È pronto a difenderci, a lottare contro i lupi fino a dare la sua stessa vita (cf Gv 10,11). Niente e nessuno ci potrà allontanare dal nostro pastore, «Io sono infatti persuaso – dice san Paolo – che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore» (Rm 8,38-39).
Le pecore ascoltano la voce del pastore perché sanno che questi le guida per il giusto cammino, su pascoli erbosi le fa riposare (cf Sal 22,1-3) e «Non avranno più fame né avranno più sete, non li colpirà il sole né arsura alcuna, perché l’Agnello, che sta in mezzo al trono, sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita. E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi». Abbiamo questa fiducia, ascoltiamo Gesù, lo seguiamo, ci fidiamo di lui?
Oggi preghiamo per le vocazioni. Dice il Papa: «La parola “vocazione” non va intesa in senso restrittivo, riferendola solo a coloro che seguono il Signore sulla via di una particolare consacrazione. Tutti siamo chiamati a partecipare della missione di Cristo di riunire l’umanità dispersa e di riconciliarla con Dio… In questa grande vocazione comune, si inserisce la chiamata più particolare che Dio ci rivolge» (Francesco, Messaggio per la 59a GMPV). Ognuno, dunque, è chiamato a rendere presente il buon pastore, a prendersi cura delle persone che gli sono affidate, a far sentire le parole che Gesù ha detto stamattina e vuole dire ogni giorno a tutti attraverso noi: nessuno ti strapperà dalla mia mano. «Siamo chiamati a essere custodi gli uni degli altri, a costruire legami di concordia e di condivisione, a curare le ferite del creato perché non venga distrutta la sua bellezza» (Francesco, Messaggio per la 59a GMPV). Lo Spirito Santo illumini tutti, affinché ognuno possa trovare il suo posto nella Chiesa e nel mondo e «contribuire a edificare la famiglia umana, a guarirne le ferite e a proiettarla verso un futuro migliore».
don Alfonso Lettieri