Domenica scorsa Gesù è stato cacciato via dai suoi paesani (cf Lc 4,29-30), oggi lo ritroviamo sulle rive del lago di Gennèsaret, accerchiato dalla folla che vuole ascoltare la parola di Dio. Gesù parla da una barca, un luogo inusuale per un maestro; quella barca era di Pietro, tornato da una notte di lavoro senza aver preso nulla. Stanchezza, delusione, sfiducia assalgono anche noi in certe giornate dove sembra di non aver concluso niente, di essere rimasti lontano dai nostri obiettivi. Davanti alle difficoltà della vita si può cadere nella tentazione del disimpegno: nonostante i nostri sforzi nulla cambia, che senso ha continuare? Tiriamo i remi in barca! Il Signore lo sa e come ha fatto con Pietro, fa con noi: ci viene incontro, ci invita a non fermarci, a non farci prendere dallo scoraggiamento; sale anche sulla nostra “barca”, condivide con noi ogni cosa e a ciascuno dice: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca».
Nonostante la fatica e l’ora inopportuna per pescare, Pietro si fida della parola di Gesù: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». E Luca sottolinea: «Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano».
Il pescatore si è fidato della parola di Gesù anche se non riusciva ancora a comprendere pienamente il senso di quell’invito, anche se la sua esperienza lo induceva a non uscire in mare durante il giorno. Può capitare anche a noi davanti a certe situazioni, atteggiamenti e problemi di non comprendere pienamente, di non sapere cosa fare. Allora imitiamo Pietro, fidiamoci di Gesù sapendo che chi confida in lui non resta mai deluso (cf Sir 32,24).
Davanti all’abbondanza della pesca Pietro resta stupito, non si ritiene degno di così tanto: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore».
Anche noi siamo presi dalla tentazione di rifiutare l’invito del Signore perché ci sentiamo inadeguati, non degni di tanto amore. Sì, siamo inadeguati e non degni, siamo peccatori e poveri. Ma questo Gesù lo sa e per lui non è un problema, ci ama gratuitamente, non cerca i nostri meriti per amarci. Infatti, «Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi» (Rm 5,8). «La Chiesa – dice Papa Francesco – è la comunità dei peccatori salvati… La nostra santità è il frutto dell’amore di Dio… il quale ci santifica amandoci nella nostra miseria e salvandoci da essa» (Udienza del 2 febbraio 2022). Liberiamoci dall’idea che bisogna essere perfetti per essere amati, per fare qualcosa di buono, «La storia della salvezza si compie “nella speranza contro ogni speranza” (Rm 4,18) attraverso le nostre debolezze. Troppe volte pensiamo che Dio faccia affidamento solo sulla parte buona e vincente di noi, mentre in realtà la maggior parte dei suoi disegni si realizza attraverso e nonostante la nostra debolezza» (Patris corde 2).
Così come ha detto a Pietro, oggi Gesù dice a noi: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». Nonostante la nostra debolezza, il Signore ci chiama a seguirlo, a navigare in un mare più grande, ci sprona a non restare fermi a causa dei nostri limiti e dei nostri peccati. Decisivo è l’incontro con lui, lasciarci rinnovare dalla sua misericordia, sapere che la sua forza si manifesta nella nostra debolezza (cf 2Cor 12,9). Sì, siamo peccatori, ma a partire dall’incontro con Gesù, rinnovati dal suo perdono, d’ora in poi siamo con lui pescatori di uomini, testimoni del suo amore. Perciò non tiriamo i remi in barca e sciogliamo le vele per solcare il mare della vita con il Signore, come hanno fatto questi pescatori che «Lasciarono tutto e lo seguirono». Si sono fidati veramente di Gesù, hanno impegnato con lui tutta la loro vita. E Maria che ha creduto che a Dio tutto è possibile, ci aiuti a seguire Gesù e a ripetere con coraggio, in ogni circostanza: «Sulla tua parola getterò le reti».
Oggi si celebra la 44ª Giornata Nazionale per la Vita. Nel loro messaggio i vescovi italiani ci invitano a custodire ogni vita, la nostra vita, quella degli altri e custodire il creato. Tra le varie rivendicazioni di diritti, i vescovi dicono: «Il vero diritto da rivendicare è quello che ogni vita, terminale o nascente, sia adeguatamente custodita». Il nostro rispetto e la cura per ogni persona a partire da quelle più deboli, può incoraggiare tutti a comprendere che ogni vita è sempre degna di essere vissuta.
don Alfonso Lettieri