Siamo alla II domenica del cammino incontro al Signore che viene! Com’è andata la prima settimana?
La liturgia incoraggia il nostro cammino: «Il Signore verrà a salvare le genti, e farà udire la sua voce maestosa nella letizia del vostro cuore» (l’antifona d’ingresso), annuncia il Signore come nostro salvatore. Il profeta Baruc ci invita a liberarci dalla veste del lutto e dell’afflizione, «perché Dio dimostrerà il suo splendore ad ogni creatura». Il profeta sta parlando al popolo in esilio, ma già la promessa del ritorno in patria dà gioia, perché la parola di Dio realizza ciò che dice. Lui viene e noi gli andiamo incontro: c’è un dono e un lavoro di conversione da fare, non perdiamo di vista il dono e vivremo con gioia anche la fatica della conversione. Perciò la Chiesa ci ha fatto ripetere ben cinque volte: Grandi cose ha fatto il Signore per noi. Rischiamo, non considerando il dono e concentrandoci solo su noi stessi, di scoraggiarci, invece è data a tutti la possibilità di raddrizzare i sentieri della propria vita.
Infatti, è Dio che spiana la strada per permettere a tutti il ritorno (conversione), Lui ha abbassato ogni monte, cioè ha tolto ogni ostacolo, ha riempito con la sua misericordia il burrone che ci separava a causa dei nostri peccati, ci ha dato la sapienza per uscire dalle vie tortuose dei nostri ragionamenti, dei nostri “se” e “ma” che ci tengono fermi senza andare da nessuna parte. Siamo aiutati in questo dal Battista, inviato «innanzi al Signore a preparare le strade» (Lc 1,76).
Luca introduce in modo solenne il Vangelo di oggi, elenca i personaggi storici di quel tempo che hanno potere politico e religioso; Dio entra in questa storia, ma la parola scende su un uomo che non ha nessun potere politico né religioso ed esce fuori dal Tempio per raggiungere ogni uomo. È la logica di Dio: la sua potenza si manifesta nella nostra debolezza (cf 2Cor 12,9), la sua parola non può essere incatenata (cf 2Tm 2,9) e porta frutti (cf Is 55,11). Giovanni non ha nulla, vive nel deserto, ma con la forza della parola percorre la regione del Giordano, fa sentire la sua voce, denuncia le ingiustizie, predica un battesimo di conversione. La parola è viva, mette in movimento, sprona, non si ferma davanti alle montagne della superbia, entra nelle nostre vie tortuose, nelle fatiche e preoccupazioni della vita quotidiana, nelle nostre debolezze, porta luce e forza e annuncia la salvezza per tutti. Come scese su Giovanni, oggi la parola è scesa su noi, ci è data per vivere in questo preciso contesto storico con le sue bellezze e i suoi drammi, è così concreta che tra poco, su questo altare, si fa nostro cibo, ci rafforza e ci dà salvezza. Riceviamo la forza per il cammino di conversione, «siamo chiamati a bonificare gli avvallamenti prodotti dalla freddezza e dall’indifferenza, aprendoci agli altri con gli stessi sentimenti di Gesù, cioè con quella cordialità e attenzione fraterna che si fa carico delle necessità del prossimo» (Papa Francesco).
E come Giovanni è stato inviato, così in questo Avvento, anche noi siamo inviati a rianimare la speranza, a testimoniare la presenza di Gesù in questa nostra storia. Dove tutti vedono solo montagne invalicabili, burroni profondi, ostacoli insormontabili, chi ascolta la parola può vedere che Dio sta operando per una radicale trasformazione, può vedere il bene già in atto, può indicare strade appianate da percorrere, può dire agli «smarriti di cuore: “Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio, giunge la vendetta, la ricompensa divina. Egli viene a salvarvi” (Is 35,4).
Grandi cose ha fatto il Signore per noi! Grandi cose vuole fare il Signore con noi. Fidiamoci e colui che ha iniziato in noi quest’opera buona, la porterà a compimento (II lettura).
don Alfonso Lettieri