Siamo all’ultima domenica dell’Anno liturgico.
Il Vangelo ci presenta Gesù arrestato e interrogato da Pilato. «Che cosa hai fatto?» – gli viene chiesto. Gesù è solo, abbandonato da tutti, non ha difensori, solo accusatori. Oggi come allora, Dio non ha bisogno di avvocati difensori, ma di testimoni sì, ne ha bisogno. Noi cristiani siamo chiamati ad essere i testimoni di Gesù, cosa rispondiamo a questa domanda di Pilato? Alla fine dell’anno siamo chiamati a rispondere personalmente e come comunità. Cosa ha fatto Gesù, il nostro re? Ci ha accompagnati giorno per giorno camminando accanto a noi (cf Mt 28,20), ha illuminato i nostri passi con la sua parola (cf Sal 119,105) e ci ha permesso di affrontare ogni cosa con la forza della sua grazia che ci ha donato nei sacramenti. Nelle gioie e negli affanni di questo anno, nelle speranze e angosce, è lui che ci ha sostenuti, è lui che ci ha guidati, si è preso cura di noi come un padre e una madre con i suoi figli (cf Is 40,11). Ci ha nutriti con il Pane della vita (cf Gv 6,51), non ci ha trattati secondo i nostri peccati (cf Sal 103,10), anzi ci ha perdonato ogni volta che abbiamo chiesto perdono (cf Mt 18,21-22). E oggi si presenta a noi come il re dell’universo, come il fine della nostra vita, la meta del nostro cammino. «Dio stesso – dice san Tommaso – è il premio ed il fine di tutte le nostre fatiche», e con il salmista sappiamo che solo in Dio riposa la nostra anima (cf Sal 62,2).
«Dunque tu sei re?» – chiede ancora Pilato. Rispondiamo anche a questa domanda. Sì, Gesù è re, è il re che non ci chiama sudditi, ma fratelli e amici, non è chiuso nel suo palazzo reale, ma è sceso in mezzo a noi (cf Gv 1,14) e condivide in tutto la nostra vita (cf Eb 4,15), non è venuto per farsi servire ma per servire e dare la vita per tutti (cf Mc 10,45). È un re che non si riconosce per la ricchezza di ciò che ha, ma per la ricchezza del suo amore, infatti, ha mostrato la sua regalità una volta per sempre, quando si è lasciato inchiodare in croce sulla quale Pilato stesso ha fatto scrivere: «Costui è il re dei giudei» (Lc 23,38).
Guardando le croci sulle quali oggi il Signore è inchiodato, abbiamo il coraggio di riconoscerlo nostro re? Ovunque l’uomo vive una sofferenza, un disagio o una difficoltà, lì c’è il nostro re pronto a sostenerlo, pronto a dare vita in ogni situazione di morte, pronto a rialzarci, a farci risorgere con lui. Noi abbiamo questo re e nella preghiera che ci ha insegnato diciamo: Venga il tuo regno. Il suo regno viene e lo rendiamo presente ogni volta che, come lui, sappiamo amare fino a dare tutto, gratuitamente, ogni volta che cerchiamo il bene e la felicità non solo nostra, ma di chi incontriamo sul nostro cammino.
Oggi celebriamo la XXXVI GMG dal tema: Alzati! Ti costituisco testimone di quel che hai visto! (cf At 26,16). Il Papa presenta ai giovani il cammino di conversione di san Paolo, sottolinea come l’incontro con Gesù ha cambiato la sua vita facendolo diventare da persecutore ad apostolo: «non esiste – dice il Papa – persona che per Dio sia irrecuperabile. Attraverso l’incontro personale con Lui è sempre possibile ricominciare». Il Papa rinnova la fiducia che la Chiesa ha nei giovani. “Alzati e testimonia!” è l’invito che fa. Accogliamo tutti questo invito, con il battesimo «riceviamo anche una missione dal Signore: “Mi sarai testimone!”… Ogni cristiano è missionario nella misura in cui si è incontrato con l’amore di Dio in Cristo Gesù».
«A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen».
don Alfonso Lettieri