Una delle cose che caratterizza quasi tutti noi, è la mancanza di tempo; la fretta e le corse sono sempre presenti nelle nostre giornate, le cose da fare non mancano, non finisci una cosa che già ne stai facendo un’altra. Tutto è velocizzato, pure i messaggi su whatsapp li puoi ascoltare ad alta velocità per non perdere tempo. Tutti rischiamo di perderci in ciò che facciamo. Mille impegni, ma qual è la cosa più importante? Rischiamo di non saper rispondere a questa domanda… non abbiamo tempo per riflettere!
Pure lo scriba che fa la domanda a Gesù – Qual è il primo di tutti i comandamenti? – si è accorto del rischio di perdersi fra tanti precetti. Qual è la cosa più importante?
Mosè ha invitato il popolo a mettere in pratica tutte le leggi e i comandi, dando una motivazione chiara sul perché farlo: «perché tu sia felice». La domanda posta è molto pertinente, infatti, nella legge c’erano 248 comandamenti e 365 divieti. Come fare per non perdersi in una osservanza sterile e per non trascurare nessun precetto? C’era il rischio di osservare le cose secondarie e trascurare la cosa principale (cf Mt 23,23).
È una domanda necessaria anche per noi. Tra le tante cose che faccio qual è la più importante, la prima che non può essere trascurata? Ascolta – dice prima di tutto Mosè. Il popolo deve ascoltare la verità su Dio, conoscerlo e sapere come relazionarsi con lui: amarlo con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Questo è possibile perché prima di tutto Dio così ama il suo popolo, così ama noi. Il suo cuore, la sua anima e le sue forze sono tutte «per noi uomini e per la nostra salvezza» (cf Credo). L’amore ha una sola caratteristica, la totalità, non si risparmia, non si conserva perché ciò che non si dona si perde. Noi siamo amati da Dio da sempre, Egli «ci ha scelti – dice san Paolo – prima della creazione del mondo (cf Ef 1,4).
La risposta di Gesù allo scriba indica qual è il centro della legge, ciò che permette di osservarla veramente: è l’amore, un amore per Dio il quale non si accontenta di essere amato a parole (cf Mt 7,21) ma vuole essere concretamente amato nei fratelli e sorelle che incontriamo: «tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40). «Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, – dice Giovanni – non può amare Dio che non vede» (1Gv 4,20-21).
Per non perderci nelle cose che facciamo e per amare veramente, siamo chiamati a lasciarci amare da Dio e ad amarlo. È questo amore che unifica la nostra vita, che ci permette di dare il giusto peso alle cose che facciamo, di dedicare il tempo giusto che ciascuna chiede, di vivere tra noi da veri fratelli.
Tutto noi stessi (cuore), tutto ciò che siamo (anima), tutto ciò che pensiamo e progettiamo (mente), tutto ciò che facciamo (forza) ha un senso, riempie la nostra vita e fa veramente del bene agli altri, solo se è pieno di amore. Al termine di ogni attività, alla fine di ogni giorno, quella pace che tanto desideriamo, non la troveremo semplicemente nei risultati raggiunti, dal tanto lavoro fatto, ma ci viene data solo dall’amore che abbiamo avuto il coraggio di mettere in ogni piccola cosa. E anche i fallimenti, i progetti non ancora realizzati, non ci possono scoraggiare, perché l’amore tiene sempre viva la speranza. Chi ama non chiude mai le sue giornate a mani vuote!
Facciamo nostre le parole del salmo e ringraziamo il Signore dicendo: «Ti amo, Signore, mia forza, Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore».
don Alfonso Lettieri