Bartimeo sta mendicando lungo la strada, si accorge che sta passando Gesù e grida, chiede pietà, lo vogliono far tacere e lui grida più forte. Avrà sentito parlare del maestro di Nazareth, di ciò che ha fatto e non vuole perdere questa occasione, vuole vedere di nuovo. Il suo grido, la sua disperazione dà fastidio a qualcuno: «lo rimproveravano perché tacesse». C’è chi non capisce ancora che il Signore non è venuto per i sani ma per i malati (cf Mc 2,17), non accetta ancora questo Messia che si è immerso nell’umanità ferita dalla malattia e dal peccato, ha ancora la sua idea di un Dio distante che va per la sua strada. Invece il Signore cammina per le strade del mondo, per le nostre strade, ci incontra là dove viviamo, così come siamo e come stiamo, le nostre grida giungono alle sue orecchie, toccano il suo cuore: «Questo povero grida e il Signore lo ascolta, lo salva da tutte le sue angosce» (Sal 33,7) – dice il salmista. A Gesù non dà fastidio il nostro grido, possiamo gridare a lui certi di essere ascoltati. Il suo orecchio è attento al grido di ogni uomo e di ogni donna, quello che nasce dalla fede in lui e quello che viene dalla disperazione e dalle angosce della vita.
L’uomo della Bibbia ha sempre gridato a Dio, da sempre ha rivolto a Lui la sua preghiera: «Ascolta la mia preghiera, Signore, porgi l’orecchio al mio grido» (Sal 39,13), «Dal profondo a te grido, o Signore» (Sal 129,1). Gesù stesso ha gridato dal profondo del suo abbandono sulla croce, ha fatto sue le parole del salmo 21: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (v. 2), si è fatto voce dei disperati di ogni tempo e di ogni angolo della terra e «gridando a gran voce» ha consegnato il suo spirito nelle mani del Padre (cf Lc 23,46).
Anche oggi l’uomo continua a gridare e il Signore continua ad ascoltare, ma siamo anche noi chiamati ad ascoltare. A volte il grido si nasconde nei silenzi di chi ci vive accanto, nelle condizioni di disagio e di povertà di tante persone che vivono nella nostra città. Oggi c’è da ascoltare anche la Terra che grida per la violenza che le stiamo facendo, questo grido si manifesta con cambiamenti climatici, scioglimenti di ghiacciai, estinzione di specie animali… Ascoltiamo o facciamo finta di non sentire? Fermiamoci come ha fatto Gesù, se non possiamo far fronte a tutte le necessità di chi grida aiuto, possiamo comunque donare un po’ del nostro tempo.
Domenica scorsa abbiamo aperto il cammino sinodale anche in diocesi, proprio l’ascolto è il centro di questo cammino, impegniamoci tutti ad ascoltare il grido dei poveri e del creato e a rispondere ciascuno per la sua parte e insieme come comunità. «Vivere indifferenti – dice il Papa – davanti al dolore non è una scelta possibile; non possiamo lasciare che qualcuno rimanga “ai margini della vita”. Questo ci deve indignare, fino a farci scendere dalla nostra serenità per sconvolgerci con la sofferenza umana. Questo è dignità» (Fratelli tutti 68).
Oggi si celebra la Giornata Missionaria Mondiale. Il tema di quest’anno, «“Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato” (At 4,20), è un invito a ciascuno di noi a “farci carico” e a far conoscere ciò che portiamo nel cuore». E il Papa invita tutti a ricordare «con gratitudine tutte le persone che, con la loro testimonianza di vita, ci aiutano a rinnovare il nostro impegno battesimale di essere apostoli generosi e gioiosi del Vangelo».
Sull’esempio di Bartimeo gridiamo forte, con fede a Dio sicuri di essere ascoltati e gridiamo più forte, con la nostra vita il Vangelo che ogni domenica ascoltiamo.
don Alfonso Lettieri