Il cammino di Quaresima approda oggi alla Settimana Santa; con Gesù siamo entrati in Gerusalemme. Questa Settimana è caratterizzata dalle grida prima del popolo in festa: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore!», poi della folla che grida più forte: «Crocifiggilo!», da quelle di Gesù stesso: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?» e dal suo forte grido prima di spirare.
La liturgia ci conduce in questi giorni santi a contemplare fin dove arriva l’amore di Dio per noi: fino a svuotare se stesso «assumendo una condizione di servo… facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce».
Però questa contemplazione non ci fa semplici spettatori, ma coinvolge la nostra stessa vita. Con il ritornello del Salmo, abbiamo riconosciuto che il grido di Gesù è il nostro stesso grido che sale al Padre, è il grido del mondo ancora segnato dalla sofferenza, dalla morte e dalla paura di essere stato abbandonato: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Ma guardando Gesù, comprendiamo che mai siamo stati e saremo abbandonati: il Signore Dio ci assiste!
Ascoltando il racconto della passione, alla morte di Gesù ci siamo inginocchiati, però non in segno di resa, ma di riconoscenza e di grande fiducia in lui. Gesù è morto, ma non è finita qui. Infatti, quella pietra fatta rotolare all’entrata del sepolcro, non conclude la vicenda di Gesù, perché l’amore donato fino alla fine vince la morte, ridona la vita. Domenica prossima quella stessa pietra, la troveremo rotolata via (cf Mc 16,4).
Con la sua passione, Gesù è entrato pienamente nella nostra vita, si è addossato i nostri dolori (cf Is 53,4). Allora contemplarlo in questi giorni santi significa per noi cristiani amare fino in fondo come ci ha amati lui; credere che quando si ama non si perde mai e che nemmeno la morte può mettere la parola fine: l’amore che ci è stato donato, mette vita in ogni morte; Dio dona a tutti i tre giorni per risorgere. Allora, quando tutto sembra perduto, quando in nessuno troviamo aiuto, guardiamo il Crocifisso e rinnoviamo la nostra fede in lui: non c’è chiodo che possa per sempre tenerci attaccati alla croce e ogni pietra posta davanti ai sepolcri sarà sempre spostata dalla forza della vita.
Maria, Vergine addolorata, trafitta dal dolore, ci aiuti a saper stare, come lei, sotto la croce e a non perdere mai la speranza nella risurrezione.
don Alfonso Lettieri