Continuiamo il nostro cammino di ritorno al Signore, di vera conoscenza del nostro Dio per poter aderire a Lui con tutto il cuore.
Ascoltando la Parola possiamo togliere dalla nostra mente e dal nostro cuore ogni falsa immagine di Dio (cf Es 20,1-6), rinnovarci nello spirito e corrispondere al suo amore di Padre (cf Colletta).
La liturgia di oggi ci invita a “rallegrarci”, a “sfavillare di gioia” (cf Antifona d’ingresso).
Sì, siamo ancora provati e preoccupati per il persistere della pandemia, stiamo vivendo una lunga quaresima, ma non siamo soli, il Signore non fa mancare nelle difficoltà e nelle sofferenze la sua luce, la sua grazia. La quaresima passa sì per la croce, ma noi sappiamo che come meta ha la risurrezione.
Nella liturgia di questa domenica ci sono delle “dichiarazioni d’amore” di Dio per noi, dei punti fermi su cui appoggiarci, da cui prendere forza per andare avanti in questo tempo. E se qualcuno protesta con Dio e lo accusa di tutto ciò che sta accadendo, noi, in forza della luce della fede che abbiamo ricevuto in dono, possiamo affermare con certezza che non è stato Dio a mandare il virus, non è Lui che vuole sofferenza e morte, infatti, «ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito». Queste non sono semplici parole, ma è la concretezza dell’amore di Dio: Gesù è stato innalzato, inchiodato sulla croce per noi! «Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».
Quando il cammino si fa duro, quando la paura ci assale, quando sembra che la strada sia sempre in salita, “tiriamo fuori” la nostra fede, viviamola fino in fondo. Tra poco diremo: Credo in Dio, Padre. Crediamo concretamente in Lui, nella ricchezza della sua misericordia, nella sua incessante premura, nella sua compassione per noi, nella sua onnipotenza: «per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo». Noi siamo già «salvati mediante la fede».
Ci stiamo preparando alla Pasqua: quanto la fede nella risurrezione sostiene la nostra vita quotidiana? Consideriamo il dono della vita eterna? In Cristo Gesù, Dio ci ha anche risuscitato e «ci ha fatto sedere nei cieli». Viviamo da risorti, facciamo risplendere nelle nostre opere la luce della fede, la speranza della vita eterna.
Siamo nella Novena di San Giuseppe; il Papa ci invita a guardarlo e ce lo presenta come “Padre dal coraggio creativo”. «Il coraggio creativo – dice Francesco – emerge soprattutto quando si incontrano difficoltà… Sono a volte proprio le difficoltà che tirano fuori da ciascuno di noi risorse che nemmeno pensavamo di avere». Spesso ci chiediamo perché Dio non interviene direttamente: «Dio interviene per mezzo di eventi e persone» e la buona notizia sta «nel far vedere come Dio trovi sempre il modo per realizzare il suo piano di salvezza». Il Papa ci invita a imitare Giuseppe, «il quale sa trasformare un problema in un’opportunità anteponendo sempre la fiducia nella Provvidenza». E «Se certe volte Dio sembra non aiutarci, ciò non significa che ci abbia abbandonati, ma che si fida di noi, di quello che possiamo progettare, inventare, trovare» (Patris corde 5).
Guardiamo Giuseppe, chiediamo la sua intercessione; forti dell’amore del Padre, come il carpentiere di Nazareth, anche noi possiamo affrontare ogni cosa con “coraggio creativo”.
don Alfonso Lettieri