Domenica scorsa Gesù ha iniziato la sua vita pubblica predicando il Vangelo e chiamando i suoi primi discepoli. Oggi lo troviamo a Cafarnao, la città dove è andato ad abitare (cf Mt 4,13; Mc 2,1) e insegna nella sinagoga. Marco annota che tutti «erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi». Il suo è un insegnamento nuovo, la sua parola è così concreta, efficace che «Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». In Gesù parola e azione coincidono, lui è la parola fatta carne (cf Gv 1,14), realizza ciò che dice, non lascia nessuno indifferente.
Marco qui non riporta ciò che insegna, ma dato lo stupore degli ascoltatori, possiamo dedurre che le sue parole abbiano toccato il cuore, dato coraggio. «La Parola di Dio, infatti, non si contrappone all’uomo, non mortifica i suoi desideri autentici, anzi li illumina, purificandoli e portandoli a compimento» (Verbum Domini, 23).
Che c’entri con noi, Gesù – grida quell’uomo nella sinagoga. Questa domanda è ancora diffusa; molti pensano che Dio se ne stia lontano nel cielo e non c’entri con la vita dell’uomo, con i suoi desideri, con i suoi affanni e le sue gioie.
Chi ascolta Gesù, invece, sente che Dio è vicino, non estraneo alla sua vita quotidiana, non lontano dai problemi che lo affliggono; egli non si distacca dalla vita concreta della gente, ma ha compassione, prende su di sé le loro necessità, le loro angosce; è lui l’uomo dei dolori che ben conosce il nostro patire (cf Is 53,3), lui «si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori» (Is 53,4) ed «è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato» (Eb 4,15). Qualsiasi cosa tu stia vivendo, qualsiasi problema o preoccupazione, desiderio o progetto, sta a cuore a Gesù, lui si interessa di ciascuno di noi come se ognuno fosse l’unico al mondo e fa ogni cosa per il nostro bene.
Gesù è autorevole, fa crescere chi ascolta, la sua parola è liberante. Appunto, l’uomo posseduto da uno spirito impuro sta nella sinagoga, chissà quante volte ha ascoltato gli scribi, eppure solo adesso la parola ascoltata lo scuote. Il rischio che corriamo è quello di ascoltare ogni domenica (anche ogni giorno) la parola di Dio, ma non lasciarla entrare nella nostra vita, essere ascoltatori smemorati (cf Gc 1,22-25). Certo, c’è bisogno anche di predicatori che abbiano l’autorevolezza di Gesù, che fanno della sua parola il pane quotidiano, che non predicano sé stessi «ma la parola di Cristo Signore» (2Cor 4,5). E allora preghiamo, chiediamo questi predicatori, preghiamo per loro – pregate per me!
Sei venuto a rovinarci? Sì, Gesù è venuto a rovinare il male, a liberarci dalle mani dei nemici che possono essere il nostro egoismo, la nostra incapacità di amare, di perdonare, di volere veramente il bene comune. È venuto a mettere a tacere la prepotenza, la voce della menzogna, l’egoismo che calpesta gli ultimi. Il male grida, fa rumore, intimorisce, ma questo non è segno di vittoria. Gesù severamente lo mette a tacere e lo scaccia, a prova che il «Bene non è debole; l’Amore non è perdente, ma forza sovversiva e liberante. Sì, vince il più forte, ma il più forte è l’Amore di Dio» (C. Curzel).
don Alfonso Lettieri