Samuele non lasciò andare a vuoto una sola delle parole del Signore – dice la prima lettura. Ogni domenica Dio si intrattiene con noi come con amici e ci parla, ci rivela il disegno del suo amore per noi (cf DV 2). Le sue parole «sono spirito e sono vita» (Gv 6,63), solo Lui ha «parole di vita eterna» (Gv 6,68) e possiamo trovare felicità nel metterle in pratica (cf Gc 1,25).
Samuele non aveva ancora conosciuto il Signore e non riusciva a riconoscere la sua voce, Eli lo ha aiutato; infatti l’anziano «comprese che il Signore chiamava il giovane». Ma ognuno deve personalmente ascoltare e rispondere, perciò lo rimanda dicendo: «Se ti chiamerà, dirai: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta”».
Così il Battista ha aiutato Andrea e l’altro discepolo a riconoscere l’Agnello di Dio, le sue parole hanno incoraggiato i due a seguirlo. Lo stesso Andrea, poi, aiuta il fratello Simone e lo porta da Gesù. Ognuno incontra il Signore grazie alla testimonianza di un’altra persona, Gesù stesso viene come testimone del Padre (cf Gv 8,19).
Per ognuno l’incontro con il Signore è stato decisivo, ha cambiato la sua vita, tanto che l’evangelista annota anche l’ora dell’incontro: «circa le quattro del pomeriggio». Chi ha favorito il mio incontro con Dio? Ringrazio il Signore per averlo incontrato?
Gesù si interessa di coloro che lo seguono, li aiuta a capire cosa vogliono: «Che cosa cercate?» e li invita a stare con lui: «Venite e vedrete». Stare con lui ci permette di conoscerlo, di fare esperienza del suo amore; infatti, non basteranno mai le parole su Dio se non si fa esperienza di Lui! Ci renderemo conto che chi può estinguere la nostra fame e sete di vita piena, di gioia vera, non è qualcosa ma qualcuno, è Gesù, solo lui è la nostra vita, la nostra pace e la nostra gioia.
Dove lo incontriamo oggi? Dove possiamo stare con lui? Non dobbiamo andare chissà dove perché lo incontriamo nella sua Parola, nella preghiera; lui abita nella nostra quotidianità, ama stare con noi (cf Mt 28,20), abita in noi (cf Agostino, Le Confessioni, X, 26-27); lo possiamo incontrare nei più poveri e deboli, negli ammalati e gli esclusi; la sua casa è tra gli uomini e chiede a noi che lo seguiamo «di asciugare, in suo nome, ogni lacrima e di ricordare a chi si sente solo che nessuno è mai solo se ripone in Lui la propria speranza» (San Giovanni Paolo II). Nel fare questo, siamo chiamati come Giovanni a indicarlo presente in mezzo a noi, a farlo conoscere, a portare i nostri fratelli e sorelle da lui, ad avere la delicatezza di farci da parte per dare spazio a Gesù (cf Gv 3,30).
Favorisco l’incontro con Gesù o il mio modo di vivere allontana gli altri da lui?
Ecco l’Agnello di Dio. Gesù è colui che prende su di sé e toglie il peccato, è lui che condivide con noi gioie e speranze, tristezze e angosce; è l’Agnello che ha speso tutta la sua vita per noi, che ci nutre con la sua stessa carne donandosi a noi nell’Eucaristia (cf Gv 6,51-56).
Maria, che continuamente ci porta al Figlio, interceda per noi, ci aiuti a favorire l’incontro dei nostri fratelli e sorelle con Gesù
don Alfonso Lettieri