Rallegratevi, gioite! È l’invito di questa terza domenica di Avvento.
Proprio in questo tempo, in questi giorni difficili, dove viviamo la tristezza per i tanti ammalati e per i morti, dove si parla di festeggiare il Natale non come abbiamo sempre fatto, questo invito alla gioia potrebbe risultare fuori luogo.
Di solito per noi la gioia è legata ad un evento, ma anche all’assenza di difficoltà e problemi. E soprattutto serpeggia l’idea che gioia e piacere non abbiano a che fare con Dio e, purtroppo, questo si vede anche in noi cristiani, sembra che siano votati solo alla penitenza e alla mortificazione; non di rado entrati in Chiesa le nostre facce diventano meste, seriose. Perché?
Invece, S. Paolo, invitandoci ad essere «sempre lieti», ci dice che «questa è la volontà di Dio»: il Signore ci vuole felici! «Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» – dice Gesù (Gv 15,11).
«La Chiesa – dice il Papa – non è un rifugio per gente triste, la Chiesa è la casa della gioia! E coloro che sono tristi trovano in essa la vera gioia!» (Angelus 15-12-2013).
I profeti hanno sempre annunciato la gioia che ci ha portato Gesù (cf Is 12,6; 40,9; 49,13; Zc 9,9). Nella prima lettura Isaia ci parla della sua missione di consolare il popolo sfiduciato, di «portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati…»; nella sinagoga di Nazareth Gesù ha detto: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato» (Lc 4,21). È lui il lieto annuncio, è lui che fascia i nostri cuori oggi spezzati dalla paura del virus e dall’angoscia della morte, è lui il motivo della gioia che niente e nessuno ci può togliere. Perciò, nonostante tutto ciò che stiamo vivendo, siamo invitati a rallegrarci perché la nostra gioia è fondata sulla certezza della presenza di Gesù in mezzo a noi, nella salvezza che ci porta: è lui la nostra gioia!
«Quando Gesù passava – scrive il Papa nella Gaudete et exsultate – “la folla intera esultava” (Lc 13,17). Dopo la sua risurrezione, dove giungevano i discepoli si riscontrava “una grande gioia” (At 8,8). A noi Gesù dà una sicurezza: “Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia. […] Vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia” (Gv 16,20.22)» (n. 123).
Giovanni è venuto per aiutarci ad accogliere Gesù, ci dice che il Signore non è lontano, è in mezzo a noi, non si disinteressa di noi, condivide con noi tutto. Lui è stato inviato davanti al Signore a preparargli le strade. Così anche noi, mentre ci prepariamo al Natale di Gesù, siamo chiamati ad essere testimoni della sua presenza, a far sentire la sua vicinanza con i nostri gesti, con la nostra vita, per aiutare i nostri fratelli e le nostre sorelle ad accogliere Gesù, a celebrare il Suo Natale.
Nessuna restrizione può impedire al Signore di nascere, solo il nostro cuore distratto o chiuso può non accorgersi di lui e perdere l’occasione di accoglierlo.
San Paolo ci aiuta indicandoci tre atteggiamenti: stare sempre lieti, pregare ininterrottamente, in ogni cosa rendere grazie. Questi suggerimenti ci permettono di essere dei testimoni credibili di Gesù e quando ci chiederanno perché siamo pieni di gioia, perché preghiamo sempre e rendiamo grazie nonostante tutto ciò che stiamo drammaticamente vivendo, anche con le parole possiamo dire, come Giovanni: perché «In mezzo a voi sta uno», in mezzo a noi c’è Gesù, nostro Salvatore, colui che ha moltiplicato la gioia, ha aumentato la letizia (cf Is 9,2).
Maria, causa nostrae laetitiae, ci aiuti a magnificare sempre il Signore e ad esultare in Dio, nostro Salvatore, a gustare fino in fondo la gioia del Vangelo.
don Alfonso Lettieri