«Bene, servo buono e fedele, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone».
È bene ribadire subito queste bellissime e consolanti parole del padrone per non dimenticarle fermandoci solo su quelle che dice al terzo servo, col rischio di non tener conto di quanto sia buono questo padrone. Parte per un viaggio e si fida così tanto dei suoi servi da consegnare alle loro mani i suoi beni, «tutti i beni della creazione e della grazia» – dice la colletta. Sembra che faccia preferenze tra un servo e l’altro, invece è solo molto attento e delicato, infatti affida a ciascuno secondo le sue capacità: Dio non chiede mai qualcosa che superi le nostre forze e, come Padre, non fa mancare il suo aiuto. L’invito è ad essere operosi, a darsi da fare, a spendere la vita e non nasconderla, a non accontentarsi del minimo, a mettere in gioco tutta la creatività, l’ingegno per far fruttificare i doni che abbiamo ricevuto, a non dormire ma a vigilare (cf II lettura). I doni ci sono stati dati, il padrone ritorna e saremo chiamati a render conto, «il giorno del Signore verrà». Ma questa non deve essere vista come una minaccia, anzi è garanzia di pienezza, infatti il Signore torna non per togliere, ma per dare di più: «sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto» e dopo aver condiviso i suoi beni, ci invita a prendere parte anche alla sua stessa gioia. Il terzo servo, invece, perde il talento ricevuto non per la durezza del padrone, ma per la sua malvagità e pigrizia, chi non spende ciò che ha lo perde, chi non mette in circolo i suoi doni, chi non fa nulla per non sbagliare, per paura della fatica, per non aver fastidi, chi non vive la vita la perde. Viene chiamato “servo inutile” perché la sua vita non ha avuto nessun senso, non ha fatto nemmeno il minimo indispensabile: «avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse».
Il Vangelo di questa domenica ci aiuta ad affrontare con coraggio le nostre giornate, forti della fiducia che il Signore ha in noi e sostenuti dai suoi doni. Al marito affida la moglie e viceversa, ai genitori affida il compito di generare e custodire la vita dei figli, agli insegnanti affida i suoi studenti, ad un prete affida il suo Vangelo e la missione di renderlo presente nel mondo, ad un parroco affida una parte del suo popolo, ai giovani affida la freschezza e l’entusiasmo per la vita da trasmettere a tutti, ai medici e agli infermieri affida le persone ammalate, ai figli al cura dei genitori anziani… Come stiamo vivendo la fiducia che Dio ha per noi?
Viviamo col desiderio di portare frutti nella nostra vita, desiderosi di sentirci dire, al termine di ogni giornata, nonostante la stanchezza e anche qualche delusione: «Bene, servo buono e fedele, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone».
Oggi si celebra la IV Giornata Mondiale dei Poveri, “Tendi la mano al povero” è il tema. Queste parole – dice il Papa – «risuonano oggi con tutta la loro carica di significato per aiutare anche noi a concentrare lo sguardo sull’essenziale e superare le barriere dell’indifferenza».
Chiediamo a Maria, Madre dei poveri, l’aiuto per tendere sempre le mani alle necessità e alle sofferenze dei fratelli, e avere parole per confortare gli affaticati e gli oppressi.
don Alfonso Lettieri