Ecco lo sposo!

8 novembre 2020 – XXXII domenica TO – A

Siamo ormai alla fine dell’anno [liturgico] e la Chiesa ci fa riflettere sul ritorno del Signore, verità di fede che ogni domenica insieme professiamo: «di nuovo verrà, nella gloria…». Questa è la certezza che ci dà gioia! Ma non sappiamo né il giorno né l’ora del suo ritorno, perciò l’invito a vegliare per essere pronti a corrergli incontro.

Questo incontro spesso ci fa paura perché segna la fine della nostra vita qui sulla terra, ma noi non possiamo affliggerci come «gli altri che non hanno speranza» – dice san Paolo. E le parole di Gesù ci rassicurano, non incutono paura: lui è lo sposo, colui che per amore dona se stesso, e ci fa entrare alla festa di nozze, festa per eccellenza, gioia piena (cf Gv 15,11). Gesù vuole che tutti condividano la sua gioia e con questa parabola ci mette in guardia, ci dà indicazioni per evitare di perdere l’appuntamento decisivo della nostra vita, come l’hanno perso le cinque vergini stolte: «mentre quelle andavano per comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa». La risposta dello sposo è dura: «non vi conosco», ma anche queste parole ci invitano con forza a vegliare. La veglia non è soltanto uno stato fisico, ma anche un desiderio, uno stato del cuore. Infatti, il salmista dice: «O Dio, tu sei il mio Dio, all’aurora ti cerco, di te ha sete l’anima mia, a te anela la mia carne, come terra deserta, arida, senz’acqua» (Sal 62,2).

Viene lo sposo, viene quel Gesù che per amore nostro ha dato la sua vita, perciò è bene far crescere il desiderio dell’incontro, così facendo anche se dormiamo, il nostro cuore veglia, lo attende (cf Ct 5,2). Infatti, le vergini sagge, assopite come le altre, subito si destano e sono pronte per andare incontro allo sposo. L’amore rende bella anche l’attesa, non la rende tempo perso, ma tempo necessario per accogliere il Signore che viene. Così non si vive nell’ansia di non sapere il quando, ma nella gioia della certezza della sua venuta, pronti ad accoglierlo in ogni momento facendo fruttificare i talenti che ci ha dato e accogliendolo nei più poveri e deboli (cf prossime due domeniche).

Le vergini si assopirono, un grido a mezzanotte le ha ridestate, ha annunciato l’arrivo dello sposo. Non bisogna mai disperare, anche quando siamo nel buio della notte, immersi nelle preoccupazioni e affanni della vita, quando presi da mille cose non pensiamo nemmeno più al Signore, quando siamo scoraggiati, quando meno lo aspettiamo, ci raggiunge il grido di gioia che ci ridesta. Questo grido può risuonare in un versetto del Vangelo, nella parola di un genitore, nel gesto di un fratello o di un amico, attraverso un film, in un libro, attraverso lo studio, in un avvenimento e ci ricorda che lo Sposo viene per noi e per la nostra salvezza, ci incoraggia a vivere con speranza. Quell’annuncio di gioia siamo chiamati a darlo anche noi. Ricordiamoci che sarà ascoltato di più se a darlo non sarà la nostra bocca, ma la nostra vita.

Oggi la Chiesa italiana celebra la 70ª Giornata Nazionale del Ringraziamento, il tema è: “L’acqua, benedizione della terra”. La Giornata ci ricorda l’importanza di ringraziare il Signore per i frutti della terra e ci fa riflettere sul bene prezioso dell’acqua: «Oggi più che mai è urgente ottimizzare il consumo di acqua … avvertiamo l’urgenza di salvaguardare la qualità delle falde acquifere per il benessere della popolazione» (dal Messaggio dei vescovi).

Nel ringraziare il Signore per i suoi doni, impegniamoci sempre più, per ciò che ci è possibile, ad evitare ogni spreco e inquinamento dell’acqua.

don Alfonso Lettieri