Nel silenzio di questa Quaresima, abbiamo ascoltato molte volte, troppe, il grido di dolore di tante persone che soffrono per la pandemia. «La prima cosa che dobbiamo fare in momenti come questi: gridare a Dio. È lui stesso che mette sulle labbra degli uomini le parole da gridare a lui, a volte parole dure, di lamento, quasi di accusa» (R. Cantalamessa), come possono sembrare quelle di Cristo dalla croce: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». In questo grido c’è il dolore di tutti perché «egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori» (Is 53,4). Dopo questo grido, il Signore è morto ed è stato sepolto. Un silenzio è calato sulla terra. Le donne ritornano a casa col cuore spezzato, «Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto» (Lc 23,48).
Nel silenzio di questo dolore, del loro e del nostro in questi giorni, nel silenzio delle nostre città, oggi risuona forte un altro grido: «Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto» (Mt 28,5-6). Quando sembrava tutto irrimediabilmente finito, tutto è ricominciato: non abbiate paura, è risorto, Dio ha trovato rimedio anche alla morte risuscitando Gesù. Certo, storditi come siamo dalla sofferenza, dal numero di persone contagiate e morte, da quelle bare in fila nei capannoni, queste possono sembrare solo parole, ma non lo sono. Oggi più che mai, vogliamo gridare e vivere la gioia della risurrezione perché nonostante tutto, l’ultima parola non è della morte, ma della vita. Sì, giorno dopo giorno combattiamo questo virus e per ora sembra invincibile, sta portando via molte, troppe persone e sembra che il duello tra vita e morte penda a favore di quest’ultima. Ma nonostante tutto, ci sono tantissimi segni di vita, più che di morte. Li vediamo in chi è ammalato e non si arrende, nella dedizione eroica di chi li assiste e si prende cura, in chi stringe la mano a chi nel letto da solo non ha il conforto di un parente, in chi fa una preghiera per una persona ormai arrivata alla fine: non è questa la forza della vita che sfida e vince la morte? Solidarietà e carità si moltiplicano velocemente non meno del virus: «Quando mai, a nostra memoria, gli uomini di tutte le nazioni si sono sentiti così uniti, così uguali, così poco litigiosi, come in questo momento di dolore?» (R. Cantalamessa).
Oggi è Pasqua, Cristo è risorto e non è solo un semplice incoraggiamento, un aiuto psicologico – ci vuole pure quello – ma è la certezza che Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi (cf 1Tm 2,4) e per salvarli ha donato loro la sua stessa vita (cf Gv 10,10-11) e continua ogni giorno a sostenere i suoi figli con la sua grazia, con il suo amore.
Cristo è risorto! È il grido che deve risuonare oggi, che deve spazzare via ogni ombra di morte dal nostro cuore, dai nostri stili di vita, dai nostri discorsi, dalle nostre relazioni: «Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio».
Ci vuole un “po’ più di fede” in questi giorni? Forse sì. Chiediamo aiuto a Maria: quanta fede ha avuto quando si è trovata sotto la croce, poi col figlio morto tra le braccia! Ha continuato a credere che a Dio nulla è impossibile (cf Lc 1,37), ha continuato a credere che il suo Gesù è il Figlio dell’Altissimo e il suo regno non avrà fine (cf Lc 1,32-33). Lei che ha sentito il figlio dire al ladrone: «Oggi sarai con me in paradiso» (Lc 23,43) e «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34), ci dice di vivere oggi fino in fondo la gioia della Pasqua perché chi ti ama così, non può lasciare la tua vita in un sepolcro (cf Sal 15,10), chi crede in Cristo, anche se muore vivrà in eterno (cf Gv 11,25) la morte è stata sconfitta e non ha più potere su di lui (cf Rm 6,8-9).
Questo annuncio bisogna farlo risuonare attraverso la nostra vita: lì dove c’è un cristiano, deve risplendere un raggio di luce pasquale e illuminare chi sta nelle tenebre e nell’ombra di morte (cf Lc 1,79).
Coraggio! Cristo è veramente risorto. Alleluia
don Alfonso Lettieri