Gesù continua il discorso della montagna, ci porta sulle alte vette del Vangelo, ci mostra la misura alta della vita cristiana: la santità (cf NMI 31): «Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo». È una pagina da brividi, ci chiama ad essere come il Padre: «siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste». S. Paolo ci ricorda che la santità è prima di tutto un dono ricevuto: «non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?». E il Concilio ci ricorda che «I seguaci di Cristo, chiamati da Dio, non a titolo delle loro opere, ma a titolo del suo disegno e della grazia, giustificati in Gesù nostro Signore, nel battesimo della fede sono stati fatti veramente figli di Dio e compartecipi della natura divina, e perciò realmente santi» (LG 40). Il dono è da custodire vivendolo come si conviene a santi (cf Ef 5,3) perciò Gesù continua ad indicarci la via della perfezione. Essere perfetti/santi, non significa semplicemente rispettare una regola e stare nei canoni, ma eccedere nell’amore: «se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra… amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano». Davanti a queste parole o decidiamo seriamente di essere cristiani e facciamo di tutto per vivere il Vangelo sine glossa, così come Gesù lo ha vissuto, amando indistintamente tutti, anche i nostri nemici, per essere figli del Padre, il quale «fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti» o lasciamo perdere tutto e così evitiamo pure di dare scandalo con il nostro dirci cristiani e poi non amare e annacquare il Vangelo. La perfezione, poi, non consiste nell’essere impeccabili, ma nel vivere tutto l’amore che abbiamo ricevuto: amatevi come io vi ho amati (cf Gv 15,12). Ed è «Cristo che ama in noi, perché “la santità non è altro che la carità pienamente vissuta”» (Gaudete et exsultate 21).
“Sì, ma, però, non so, come si fa…”: sono le nostre balbuzie per sottrarci dalla verità del Vangelo, rischiando di considerarlo impossibile da vivere.
Sicuramente quando lo ascoltiamo pensiamo a quella persona che ci ha fatto del male, all’altra che ci perseguita, a quella antipatica che non sopporto… e sentiamo una resistenza dentro che ci fa sperimentare tutta la nostra debolezza. Ma questo è il Vangelo, allora prima di tutto pensiamo alla buona notizia che porta ed è quella che ciascuno di noi è amato così, Dio ci ama così, gratuitamente: sono io quello che ha percosso Gesù (ho peccato contro lui) e lui invece di vendicarsi, mi ha dato l’altra guancia, «non ci tratta secondo i nostri peccati e non ci ripaga secondo le nostre colpe»: è l’amore che disarma e mette fine alla violenza; sono io che gli ho chiesto la tunica e lui mi ha dato pure il mantello: si occupa di me e mi dà molto più di ciò che io oso desiderare o domandare (cf Ef 3,20); sono io quello che gli ha chiesto di accompagnarmi per un miglio e invece lui ha promesso di accompagnarmi tutti i giorni fino alla fine del mondo (cf Mt 28,20). Io gli ho chiesto un prestito e invece lui mi ha dato tutto se stesso (cf Gal 2,20) senza chiedere nulla in cambio!
Questo è l’amore che ognuno desidera da chi incontra, questo amore è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito (cf Rm 5,5) e le parole di Gesù ci invitano a gustarlo fino in fondo, a sperimentarne tutta la forza e la gioia. E si può gustare solo vivendolo.
Immaginiamo un mondo mosso solo da questo amore, senza violenza, senza guerre, senza invidie, senza ingiustizie, pieno di solidarietà. È questo il mondo che tutti desiderano e che il Signore ci chiama a costruire e custodire, ognuno per la sua parte. Il segreto sta nell’amore, solo la sua forza lo rende migliore.
«Non ti scoraggiare, – dice il Papa nella Gaudete et exsultate – perché hai la forza dello Spirito Santo affinché sia possibile» (n. 15).
Coraggio! «Chi osserva la parola di Gesù Cristo, in lui l’amore di Dio è veramente perfetto» (1Gv 2,5).
don Alfonso Lettieri