Pentecoste infatti «porta a compimento» la festa più importante, il cuore della fede cristiana, il mistero della passione, morte e risurrezione di Gesù Cristo, il «vivente per sempre con noi, capace ancora oggi, dopo 2000 anni, di attrarre le anime, suscitare i santi, i testimoni e i martiri». Infatti, contrariamente a come sempre è accaduto nella storia – ogni gruppo umano si sfalda senza più il suo punto di riferimento –, «il movimento di Gesù di Nazareth, dopo la sua morte infamante sulla croce, da pochi uomini pieni di paura chiusi in una casa, è diventato travolgente e inarrestabile» e noi siamo gli «ultimi anelli di una catena che continuerà fino alla fine» perché «siamo solo agli inizi di questa parola potente che è il Vangelo e che rinnova la faccia della terra».Chiarendo che «senza lo Spirito, la Chiesa è un’organizzazione umana morta prima di essere nata. Nello Spirito è la sposa di Cristo sempre giovane», monsignor Di Donna ha invocato lo Spirito per resistere alla dittatura del «pensiero unico», pregando in particolare per i «giovani cresimandi», alcuni presenti in Cattedrale, perché siano «cristiani rinnovati, forze fresche e nuove» per la missione della Chiesa nel mondo. E ricordando a tutti che «il divino dimenticato è vivo», il vescovo ha esortato tutti a prendere più «seriamente in considerazione le effusioni ordinarie e reali dello Spirito quando siamo battezzati nella Cresima e nella partecipazione all’Eucarestia».
Il difensoreParaclito in greco è quella persona nel mondo dei tribunali, nel mondo giuridico, che era il difensore di ufficio, soprattutto dei poveri, di quelli che non potevano permettersi un avvocato per cui si chiamava uno di ufficio che assisteva l’accusato. Si, rimane con noi per sempre. Non più la presenza fisica di Gesù, non più i suoi occhi, la sua carne, la sua voce ma il suo spirito, e questo per sempre. Antonio Pintauro