A «50 giorni dalla Pasqua», la Pentecoste è «il frutto più maturo» della risurrezione di Gesù, e indica per i cristiani «la discesa dello Spirito Santo su Maria e gli apostoli nel Cenacolo». Essa è, con la Pasqua, una delle solennità più importanti dell’anno liturgico.
Per questo il vescovo Antonio Di Donna ha voluto che la Veglia di Pentecoste diventasse un «momento forte» per la diocesi, da celebrare ogni anno tutti insieme in Cattedrale, e così «manifestare l’unità della Chiesa locale». In tanti si sono quindi radunati ad Acerra sabato sera intorno al pastore e ai presbiteri, per invocare quello Spirito – che noi chiamiamo «di Verità», «Consolatore», «Paraclito» … – con il quale «la Chiesa sfida i tempi, i millenni e la storia». Perché, ha detto il presule, se la Chiesa «fosse solo una organizzazione umana, sarebbe già sparita da tempo», crollata come i tanti «imperi» e «muri» che si credevano eterni; e invece «la Chiesa resiste e va avanti per opera dello Spirito Santo», animata da una «fede» che «ancora oggi» è «giovane» e «viva», anche quando sembra sul punto di crollare.
Per questo, ha aggiunto il vescovo, «il modo meno imperfetto» è «raccontare lo spirito» piuttosto che parlarne, a partire da quella «scena madre» che ritrae «i discepoli nel Cenacolo» assaliti dalla «paura di fare la stessa fine del Maestro». Quegli stessi discepoli, ha detto Di Donna, dopo che Gesù «soffia su di loro», diventano un «piccolo gruppo» di uomini, «trasformati» dallo Spirito Santo e pieni di «entusiasmo», capaci «ad un certo punto» di uscire e «con coraggio» affrontare i «poteri forti», dando vita ad «un movimento inarrestabile», la Chiesa, che dall’annuncio del Cristo Risorto giunge ai nostri giorni attraversando il tempo, la storia e lo spazio, e per il quale «in questo stesso momento – ha detto ancora il vescovo – in tante altre parti del mondo i cristiani stanno professando la loro fede».
Per la domenica di Pentecoste, monsignor Antonio Di Donna ha celebrato il sacramento della Cresima nella Parrocchia Maria SS. Assunta nella Cattedrale. «Oggi anche voi ricevete il sigillo della Spirito Santo» ha detto il presule rivolgendosi ai cresimandi, chiarendo che si tratta dello stesso «Spirito sceso sugli apostoli chiusi nel Cenacolo»; lo stesso Spirito che ha «coperto» Maria nel giorno dell’Annunciazione e «per il quale il pane e il vino si trasformano in corpo e sangue del Signore» durante la celebrazione della Messa, e il solo pensiero dovrebbe provocare una meraviglia «da vertigini» nei cristiani.
«Invocatelo», ha esortato Di Donna, per rimanere «collegati con Gesù», perché esso è il «ponte tra la vicenda di Gesù di Nazareth, morto e risorto, e la storia del mondo, fino alla fine»; è Colui dal quale «ricevete oggi i regali più veri», quelli invocati «in latino» con «l’antica e bellissima sequenza» del Medioevo: la «sapienza», per «gustare la vita»; l’«intelletto», per «leggere dentro le cose» e «scoprire il senso della vita»; il «consiglio», per saper «scegliere nella vostra giovane vita» che apre «tante porte davanti a voi» e non permettere ad «altri» di «scegliere per voi»; la «fortezza», non dei «palestrati», ma di chi sa «resistere» con le proprie idee e non essere «impavido»; la «scienza», per «conoscere Cristo e le cose di Dio»; la «pietà», per non essere «freddi e cinici di fronte ai poveri, ai sofferenti e agli ammalati»; il «timor di Dio», che «non è paura» ma consapevolezza che «Dio è grande, non uno dei tanti», il «cuore della storia», e non deve essere «snobbato».
Infine, l’invocazione dello Spirito affinché rinnovi «la faccia della nostra terra violentata». «Altro che bonificata», la nostra terra «va rinnovata dalle fondamenta», e «solo Lui può farlo!», ha ammonito il presule esortando i cresimandi a vivere bene la «Pentecoste Parrocchiale», per «testimoniare la fede cristiana, con coraggio e orgoglio, tra i vostri pari», alimentandola con «la Messa domenicale, la preghiera e l’ascolto del Vangelo» e invocando lo Spirito capace ancora oggi di «accendere il fuoco vivo della fede nel cuore dell’uomo in questo tempo difficile».