Si è aperto davanti a noi il cammino che ci porta a celebrare la Pasqua di Gesù, «cardine della vita cristiana personale e comunitaria» (Messaggio 2020).
In questa prima domenica lo Spirito ci conduce nel deserto con Gesù: «Egli consacrò l’istituzione del tempo penitenziale con il digiuno di quaranta giorni…» (Prefazio): ciò che noi viviamo, lui lo ha già vissuto. Fin dall’inizio Gesù mostra la sua compassione per noi mettendosi in fila con i peccatori per farsi battezzare (cf Mt 3,13-17) e subito dopo sottoponendosi alle tentazioni. «Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato» (Eb 4,15). Nuovo Adamo si sottopone alla prova per noi e vincendo «con la forza della parola» (Colletta) le insidie del tentatore «ci insegnò a dominare le seduzioni del peccato».
La tentazione distorce la realtà, insinua il dubbio: «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male». Ma quando cadi poi scopri l’inganno: «conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture»: fino a quel momento non ne avevano bisogno, erano liberi. Dio ha messo tutto a loro disposizione: «Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino» (Gen 2,16), ma l’attenzione è caduta sull’unico divieto: «Ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare» (Gen 2,17): abbiamo tutto a disposizione, quell’unica cosa che non abbiamo e magari è bene non averla perché ci fa male: «perché, nel giorno in cui tu ne mangerai, certamente dovrai morire» (Gen 2,17), ci fa perdere di vista tutto il bene e l’amore che Dio ha per noi!
La questione fondamentale è quella di fidarsi o no di Dio. Adamo ed Eva non si sono fidati della Sua parola, hanno avuto la presunzione di poter vivere senza Lui e hanno pensato che in fondo Dio non ci vuole realmente liberi. Gesù, invece, conferma la sua fiducia nel Padre e risponde vivendo la Sua parola che magari non ti dà subito la soluzione, ma ti fa restare nel suo amore e nella sua libertà mentre risolvi col suo aiuto il tuo problema. Quando cerchiamo scorciatoie per superare difficoltà anche urgenti, stiamo per “trasformare le pietre in pane”; quando pretendiamo che Dio debba fare ciò che vogliamo noi, come e quando lo vogliamo noi, ci stiamo per “gettare giù dal punto più alto del tempio”; quando per i nostri interessi calpestiamo gli altri, quando per un applauso e un posto in prima fila siamo disposti a tutto, quando per avere potere calpestiamo pure la nostra dignità, stiamo “piegando le ginocchia davanti al male”, stiamo diventando suoi schiavi, poi dobbiamo obbedire ad ogni suo ordine.
Gesù, invece, ci mostra che il Padre ci ama, si interessa di noi e non ci abbandona anche se come lui stiamo inchiodati su una croce, anzi, ci dà prova che quando tutto sembra perduto (cf Mt 27,46), quando umanamente non c’è soluzione, l’unica e ragionevole cosa da fare, è abbandonarsi tra le sue braccia (cf Lc 23,46).
Ci aiutino questi 40 giorni a recuperare e rinvigorire la nostra fiducia in Dio, in ogni momento, anche nella tentazione perché Lui è fedele e non permetterà che siamo tentati oltre le nostre forze e ci dona il necessario per affrontare ogni cosa (cf 1Cor 10,13). Lo Spirito ci sostenga in questo cammino, ci aiuti a conoscere sempre più il Padre e a fidarci di Lui «come un bimbo svezzato in braccio a sua madre» (Sal 131,2).
don Alfonso Lettieri