Oggi il Vangelo ci porta a Gerusalemme dove alcuni Greci vogliono vedere Gesù, lo vogliono conoscere. Chiedono a Filippo, questi con Andrea lo dice a Gesù. Filippo fa da intermediario tra i Greci e il Signore. Si sono rivolti a lui forse perché parla anche la lingua greca, ma soprattutto perché è un suo discepolo. Come Filippo, anche noi siamo chiamati ad essere aperti, pronti ad accogliere le richieste di chi si vuole avvicinare a Dio: «ciascuno di noi dev’essere una strada aperta verso di lui!» (Benedetto XVI).
La mia vita favorisce, in coloro che mi conoscono, il desiderio di voler vedere Gesù?
Vedere Gesù! C’è chi vuole vederlo in una apparizione, magari col volto del Gesù di Zeffirelli; altri vorrebbero che si presentasse facendo miracoli sotto i loro occhi. Il modo più facile per vedere una persona è quello di conoscerla bene. Più conosciamo e più ri-conosciamo. Questa è la strada che ci indica Gesù. Per vederlo bisogna avere familiarità con lui, con la sua parola, entrare nella sua logica, quella del dono totale di sé, dell’amare fino alla fine: «se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto».
Non vediamo Dio se vogliamo semplicemente soddisfare la nostra curiosità, se non siamo disposti a “cadere a terra” come il chicco di grano, se non siamo disposti a perdere la vita, cioè a donarla fino in fondo. Tutto ciò non deve spaventarci, Gesù, nella sua sapienza, usa immagini della natura per aiutarci a comprendere: il chicco di grano dona tutto sé stesso alla terra e da questa trova nutrimento per fare della morte il passaggio alla vita piena. Infatti, un solo chicco ne produce molti. Così per noi: donando la vita, riceviamo quello Spirito che ci permette di non perderla, ma di averla per sempre, di conservarla per la vita eterna.
«Quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Sì, i nostri sguardi sono attirati dalla grandezza del dono che il Signore fa sulla croce e solo entrando in questa logica del dono di sé possiamo vedere Gesù, ri-conoscerlo in coloro che spendono fino in fondo la loro vita e in coloro che siamo chiamati a servire; sull’altare lo riconosciamo nel Pane eucaristico, sua carne donata per la vita del mondo (cf Gv 6,51).
Prima di chiederci questo dono totale, Gesù si dona a noi, è lui il chicco caduto in terra e, domenica prossima, vedremo che non si tirerà indietro anche quando davanti a lui si innalzerà la croce: «L’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora!». Quando la nostra vita ci chiede maggior impegno, quando sentiamo tutto il peso della nostra vocazione, continuiamo a seguire Gesù, percorriamo la sua strada, quella del chicco di grano, ripetiamo con lui: «Proprio per questo sono giunto a quest’ora!», è questa la mia vita, questa la mia strada, proprio per questo sono stato chiamato, proprio qui posso spendere/donare la mia vita e produrre molto frutto. Solo così possiamo andare fino in fondo, solo così possiamo gustare la bellezza della vita e far crescere negli altri il desiderio di vedere Gesù.
don Alfonso Lettieri